HPV: Conoscere, Prevenire e Proteggere

I Papillomavirus umani sono piccoli virus a Dna, ne esistono circa 200 tipi differenziati in base al genoma in genotipi ad alto e basso rischio di trasformazione neoplastica. I genotipi ad alto grado hanno una tendenza a progredire in cervicocarcinoma (tumore del collo dell’utero) maggiore di altri. Si stima, infatti, che Hpv 16 e Hpv 18 siano responsabili di oltre il 70% dei casi di questo tumore. Includendo anche i genotipi di Hpv 45, 31, 33, 52, 58 e 35 si raggiunge una copertura di quasi il 90% di tutti i tumori della cervice. I genotipi di Hpv a basso rischio sono invece associati a lesione benigne come i condilomi genitali (specie tipo 6 e 11). 

L’infezione da Papillomavirus (HPV – Human Papilloma Virus) è in assoluto la più frequente infezione sessualmente trasmessa. La stragrande maggioranza delle infezioni da HPV è transitoria e asintomatica. Tuttavia, se l’infezione persiste, può manifestarsi con una varietà di lesioni della pelle e delle mucose, a seconda del tipo di Hpv coinvolto. Alcuni tipi di Hpv sono definiti ad alto rischio oncogeno poiché associati all’insorgenza di neoplasie. Il tumore più comunemente associato all’Hpv è il carcinoma del collo dell’utero (cervicocarcinoma o carcinoma della cervice uterina). L’assenza di sintomi ne favorisce la diffusione poiché la maggior parte degli individui affetti non è a conoscenza del processo infettivo in corso. L’infezione da HPV è più frequente nella popolazione femminile, si stima che circa l’85% delle donne va incontro ad infezione da HPV nel corso della propria vita.

Modalità di trasmissione

Il virus Hpv si trasmette per via sessuale, attraverso il contatto con cute o mucose. I microtraumi che avvengono durante i rapporti sessuali potrebbero favorire la trasmissione del virus. La trasmissione attraverso contatti genitali non penetrativi è possibile, pertanto l’uso del preservativo, sebbene riduca il rischio di infezione, non lo elimina totalmente dal momento che il virus può infettare anche la cute non protetta dal profilattico.

Numerosi studi concordano nel ritenere la giovane età, il numero dei partner sessuali e la giovane età al momento del primo rapporto sessuale, i fattori di rischio più rilevanti per l’acquisizione dell’infezione da Hpv.

Sintomi e segni dell’infezione

Nella maggior parte dei casi, l’infezione da HPV decorre in maniera del tutto asintomatica. L’organismo, il più delle volte, ha la capacità di debellare il virus prima che possa provocare danni importanti.

In altri casi, però, questa capacità viene meno e il sistema immunitario non riesce a sconfiggere l’HPV, che provoca, così, sintomi e disturbi anche piuttosto gravi, fino a sfociare nel tumore della cervice uterina (collo dell’utero).

Nel 10% circa delle donne contagiate dal virus, infatti, l’infezione può diventare cronica (persistenza dell’infezione da HPV): se il virus responsabile del’infezione appartiene alla categoria dei virus ad alto rischio, le lesioni a livello del collo dell’utero possono trasformarsi nel giro di alcuni anni in una lesione tumorale.

Ci sono alcuni sintomi e segni aspecifici che ci possono far pensare ad un’infezione uterina, tra i più comuni ricordiamo:

  • sanguinamento vaginale inconsueto (soprattutto dopo il rapporto sessuale);
  • spotting;
  • dolore nella parte bassa della schiena.

Questi sintomi non sono specifici di tumore genitale, ma possono metterci in allerta. In loro presenza è consigliabile consultare il proprio medico o il ginecologo.

Si deve però precisare che i ceppi responsabili delle verruche genitali non sono gli stessi implicati nell’insorgenza del tumore della cervice uterina; di conseguenza una persona colpita da condilomi acuminati, non presenta necessariamente un rischio aumentato di neoplasie ano-genitali.

L’HPV può dar luogo ad altre manifestazioni cliniche, come le verruche, che oltre a livello della cervice uterina, della vagina, della vulva, dell’uretra, del perineo e dell’ano, possono evidenziarsi anche in sedi extragenitali, come a livello della congiuntiva, del naso, della bocca, della laringe. Spesso presentano dimensioni così piccole da renderne difficile l’identificazione ad occhio nudo.

Il tumore della cervice uterina (collo dell’utero) è stata la prima neoplasia ad essere riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad una infezione: essa è infatti causata nel 95% dei casi da una infezione genitale da HPV.

Generalmente il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5-7 anni, mentre la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di decenni.

In Italia vengono diagnosticati ogni anno circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e oltre 1.500 donne muoiono a causa di questo tumore.
Per questo è importante eseguire dei test di screening per cercare di individuare le lesioni precancerose precocemente e quindi di intervenire prima che evolvano in carcinoma.

Prevenzione secondaria: Pap test e Hpv test

La prevenzione secondaria del cervicocarcinoma si attua attraverso la diagnosi precoce di potenziali precursori del carcinoma invasivo.

Fino a poco tempo fa, l’unico modo per prevenire il carcinoma cervicale era attraverso il pap-test: uno screening citologico cervicale che consente di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma.

Programmi di screening del cervicocarcinoma basati sul Pap-test sono in atto da molti anni nella maggior parte dei Paesi industrializzati; in Italia è tuttora raccomandato eseguire il PAP TEST al massimo ogni tre anni per le donne tra 25 e 64 anni. Si stima che il Pap-test eseguito a intervalli regolari riduca il rischio di sviluppare un tumore cervicale invasivo di almeno il 70%.

Oggi esiste un’ulteriore possibilità di screening, attraverso l’Hpv test. Si tratta di un test molecolare che ricerca il Dna e in alcuni casi l’RNA di Hpv ad alto rischio oncogeno. Esiste ormai una chiara evidenza scientifica che uno screening primario con test clinicamente validati per il Dna di Hpv oncogeni si altrettanto efficace nel prevenire i tumori invasivi del collo dell’utero.

Diagnosi clinica

Lo studio dell’infezione da HPV può essere effettuato mediante test di I e II livello:

Pap-test (esame citologico) (esame di I livello)

HPV-DNA test

Colposcopia (esame di II livello, si esegue in caso di positività del PAP TEST).

Il Pap-test viene in genere eseguito contestualmente alla  visita ginecologica e consiste nel prelievo di cellule dalla superficie del collo e dal canale cervicale dell’utero, anche in assenza di lesioni macroscopiche.

Il Pap-test  ( o test di Papanicolau dal suo inventore) ha permesso dalla sua introduzione di ridurre drasticamente l’incidenza e la mortalità per carcinoma della cervice uterina.

Il Pap-test è un esame semplice, rapido e indolore, eseguito con regolarità consente di identificare le displasie, curarle e impedire la comparsa del tumore.

L’esame può essere eseguito anche durante la gravidanza.

È meglio non sottoporsi al Pap-test durante il flusso mestruale; inoltre bisogna evitare, nei 2-3 giorni precedenti, i rapporti sessuali e l’applicazione di creme, ovuli e lavande vaginali.

In caso di PAP TEST positivo per lesione precancerosa sarà necessario eseguire una visita ginecologica di valutazione e se necessario ricorrere ad un esame di II livello come la colposcopia.

La colposcopia è un esame ambulatoriale che serve a valutare la cervice uterina mediante un colposcopio e che comporta al massimo un leggero fastidio. Il colposcopio è uno strumento munito di una sorgente luminosa e di un sistema di ingrandimento che permette di rilevare eventuali alterazioni della superficie della portio anche mediante l’uso di reagenti.  A volte l’esame è accompagnato da una biopsia della portio, un prelievo di una piccola quantità di tessuto dal collo dell’utero che verrà analizzato al miscroscopio e fornirà una diagnosi più precisa.

Complicanze

La maggior parte (80-90%) delle infezioni da HPV è transitoria e guarisce spontaneamente senza lasciare esiti.

La complicanza più grave dell’infezione da HPV è rappresentata dal carcinoma della cervice uterina.

Il passaggio dall’infezione all’insorgenza delle lesioni precancerose avviene circa in 5 anni. Solo le infezioni che diventano croniche possono trasformarsi nell’arco di alcuni anni in una lesione tumorale.

La sintomatologia si manifesta, purtroppo, quando il carcinoma è già è in fase avanzata.

Le localizzazioni  più prequenti dell’infezione da HPV sono rappresentate dagli orgasni genitali, dalla regione anale e dalla cavità orale. Si possono manifestare dopo settimane o mesi dal contagio avvenuto tramite rapporti sessuali non protetti con un partner infetto. Nella maggior parte dei casi non causano dolore.

Terapia

Non esistono attualmente farmaci per curare l’infezione da HPV. Per fortuna, nella maggior parte dei casi, l’infezione si risolve spontaneamente o è eliminata dall’organismo prima che causi problemi.

Tuttavia se l’infezione persiste, il trattamento disponibile riguarda solo le cellule anomale che si formano in conseguenza di essa.

Per il trattamento dei condilomi e delle verruche genitali, si effettua, in genere, un’applicazione di soluzioni chimiche, stimolanti le difese dell’organismo, che tendono a distruggere le lesioni. Usato anche il trattamento laser.

Le cellule precancerose della cervice possono essere rimosse mediante procedure chirurgiche o laserterapia, a seconda dell’estensione della lesione.

Quando il tumore si è già sviluppato, la terapia varia a seconda dello stadio e consiste in:

  • asportazione parziale o totale dell’utero, ed eventualmente delle ovaie e tube;
  • chemioterapia;
  • radioterapia.

Prevenzione

La carta vincente per la battaglia contro il cancro della cervice uterina è la prevenzione.

E’ possibile identificare precocemente una lesione genitale “pericolosa” sottoponendosi regolarmente ad un Pap-test o esame citologico cervico-vaginale, un prelievo di cellule dalla superficie del collo e dal canale cervicale dell’utero. Se tutte le donne tra i 25 e i 64 anni effettuassero questo esame almeno ogni 3 anni, i casi di tumore del collo dell’utero diminuirebbero del 90%.

È infatti provato che il rischio di ammalarsi di tumore alla cervice uterina aumenta notevolmente solo nelle donne che non si sottopongono regolarmente a questo test.

In Italia vengono diagnosticati ogni anno circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina ed oltre 1.500 donne muoiono a causa di questo tumore.

Il vaccino contro il virus HPV rappresenta la prevenzione primaria, esso contiene una  sola proteina virale, comune a numerosi ceppi diversi per estendere la sua efficacia. La sua azione è sostenuta da un sale di alluminio (Gardasil 9) o da un nuovo adiuvante (Cervarix).

La vaccinazione prevede 2 dosi (0, 4-6 mesi) se avviene prima del 15° compleanno. In seguito, sono necessarie 3 dosi (0, 1-2, 4-6 mesi). La vaccinazione è sicura, ben tollerata e in grado di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l’insorgenza di un’infezione persistente dei ceppi virali  responsabili attualmente del 70-80% dei casi di tumore alla cervice uterina.

Il dodicesimo anno di vita è l’età preferibile per l’offerta attiva della vaccinazione anti-HPV a tutta la popolazione (femmine e maschi).

E’ bene comunque sottolineare che l’utilizzo del vaccino affianca, ma non sostituisce, lo screening con il Pap-test.

Infatti, dal momento che il vaccino non garantisce copertura nei confronti di tutti i tipi di HPV, è bene che le donne continuino a sottoporsi ai regolari accertamenti diagnostici, attraverso Pap-test, anche dopo l’eventuale vaccinazione.

Fonte:  Papillomavirus umano – salute.gov.it

Le 100 domande sull’HPV